Benvenuta

  

Il profilo di questa giovane extracomunitaria, rubato su un autobus cittadino, per dire benvenuta a lei, insieme a tutti quelli e quelle come lei. E per dire benvenuti a tutti.

Per trasmettere affetto.

Per significare fratellanza.

Cantami o Diva...

Le mie poesie preferite. Quelle che non mi stanco mai di leggere da più di cinquant'anni. Che non mi stancheranno mai perché parlano al mio cuore. Quelle che mi emozionano. E poi, le poesie che ho scritto io. Se qualcuno avrà voglia di leggerle ne sarò felice. Non mi aspetto commenti e nemmeno li desidero. Mi basterà la vostra attenzione per qualche minuto.

In ogni caso, grazie.

I miei poeti preferiti? Sono tanti, così tanti da rendere difficoltosa un'elencazione.  Eccone soltanto alcuni, i primi che alla rinfusa mi vengono in mente:  

 

Giacomo Leopardi, Pablo Neruda, Salvatore Quasimodo, Charles Baudelaire, Charles Bukowski, Edgar Lee Masters, Dante Alighieri, Saffo, Giorgos Seferis, Jacques Prévert, Nazim Hikmet, Giuseppe Ungaretti, Dino Campana, François Villon, William Shakespeare, Emily Dickinson, Costantino Kavafis, Raymond Carver, Anna Achmatova, Marina Cvetaeva, Gaio Valerio Catullo, eccetera, eccetera, eccetera…

Questa foto, l'ho scattata una domenica mattina a Villa Borghese. La trovo tenerissima. Una piccola, semplice, struggente poesia. Ed ecco alcune delle mie, di poesie, scritte nello sperpero degli anni...

           Il mio Blog

          I miei Haiku

                  Haiku

Haiku  2                    Haiku  3

Haiku  4                    Haiku  5

 

                                Parliamo di haiku

 

 

 

   L’haiku è un antichissimo componimento poetico nato in Giappone, formato da tre versi di complessive 17 sillabe, secondo lo schema  fisso 5-7-5. Inizialmente indicato con il termine “hokku”, deve il suo nome al poeta giapponese Masaoka Shiki, che alla fine del 1800 definì appunto haiku le poesie di 3 versi. Fu nel corso del periodo Edo, 1603 – 1867, che questo genere acquisì un’importanza e una diffusione eccezionali, grazie soprattutto ai grandi poeti Matsuo Bashō, Yosa Buson, Kobayashi Issa e, in seguito, allo stesso Masaoka Shiki.

 

   Le origini dell’haiku sono incerte. Sembrerebbe derivare dal genere di poesia classica giapponese chiamata tanka, formata da 5 versi rispettivamente di  5-7-5-7-7 sillabe, considerata come composta da due strofe, una di 5-7-5 sillabe e una di 7-7 sillabe.  Ma  gli studi più approfonditi sono giunti alla conclusione che con buona probabilità l’ haiku trae la sua origine dalla prima poesia – chiamata hokku – di un renga, componimento poetico a più mani sviluppatosi a partire dal XII secolo, consistente in una gara, o meglio gioco poetico, in cui i partecipanti, dato un primo verso come tema, procedevano a catena aggiungendo versi di 14 o 21 sillabe, e in seguito di 17. Ciò detto per amore di precisione, è evidente che almeno a partire dal XVII secolo furono i tre versi iniziali dei tanka ad essere utilizzati come poesia a sé. I tanka, ma soprattutto gli haiku, sono ancor oggi fiorentissimi in Giappone e praticati da milioni di persone. Ancora oggi l’imperatore  indice attualmente una competizione, di cui fornisce personalmente il tema,  per il miglior tanka e il miglior haiku dell’anno. Grandi appassionati e compositori essi stessi di haiku furono Jack Kerouac, Paul Claudel, Allen Ginsberg e Jorge Luis Borges. In Italia hanno scritto Haiku, tra gli altri, Giuseppe Ungaretti, Matio Chini ed Edoardo Sanguineti.

 

   In ogni haiku è presente, o dovrebbe esserlo, il kigo, vale a dire il riferimento stagionale. L’accenno alla stagione che definisce il periodo dell’anno in cui la poesia viene composta o a cui fa riferimento può essere un animale - come la rana per la primavera o la lucciola per l’estate – una pianta, un fiore, un cibo, un luogo, un agente atmosferico, un evento o anche una tradizione. Il kigo viene considerato dagli haijin, i poeti, il cuore stesso del componimento. Oggi certo la tradizione non è più rispettata in modo ferreo come un tempo, spesso ci si accontenta del piccolo kigo, cioè di un riferimento ad un momento della giornata, e non è insolito imbattersi in  haiku senza kigo, né normale né piccolo. Ma come mutano le stagioni, così cambiano gli stati d’animo: di conseguenza, in un haiku non possono mancare il Sabi (il silenzio), cioè il senso della solitudine, del distacco, della calma, la contemplazione senza tristezza; oppure il Wabi (l’imprevisto), lo stato d’animo dovuto a qualcosa di inaspettato, che attira attenzione e risveglia dalla malinconia; oppure lo Yugen (il misterioso), provocato dal fascino di un universo colmo di misteriose unità; o ancora, il Mono no aware (il sentimento delle cose), che suscita nostalgia, rimpianto per il tempo che scorre, consapevolezza dell’incessante mutare della natura e della caducità delle cose, non necessariamente cadendo nella sofferenza. Molti altri ce ne sarebbero da descrivere, ma quelli citati sono i principali.

 

   L’ultima caratteristica degna di nota che occorre citare quando si parla di haiku, è il kireji, che sempre si presenta in un haiku. Il kireji è una cesura, una sospensione, che nella lingua giapponese è rappresentata addirittura da fonemi, comeya e kana, che in italiano possiamo invece rendere unicamente per mezzo di un’interpunzione, un trattino, una virgola, un punto. Il kireji segnala un ribaltamento concettuale, un capovolgimento di significato, un’ accostamento ardito, un salto dell’immaginazione  tra concetti e immagini a volte apparentemente distanti, oppure un momento di abbandono e di riflessione che cristallizza il particolare nell’attimo presente.

  Per tradizione, l’haiku non ha mai un titolo.    

                                            (continua a pagina 1)   

                                                    Tre Haiku d'inverno

 

Merli d'inverno:                       Il tuo sorriso                            Rovi e sterpaglie:

silenziosi piluccano                 chiuso nella cornice -               crochi arancio e narcisi

i mandarini                             gennaio amaro.                        li colorano.

                             Lettura di alcuni antichi haiku giapponesi

Ecco un Haiga.

L’Haiga è un prodotto poetico che nasce dalla combinazione/abbinamento di una “immagine” (disegno, dipinto, foto, fotogramma, scultura, cartolina…) con un haiku o un senryu.

L'haiku è di Joshua Sellers, l'opera pittorica, intitolata Linger (Soffermarsi), è di Roberto Alborghetti

 

 

Un vasetto d'acqua piovana

nuvole alla deriva

due o tre.

 

                                                                                (La traduzione è mia)